martedì 29 novembre 2011

Pànera







Ci scrive il segretario dei Liguri nel Mondo e della Delegazione San Paolo (Brasile) dell'Accademia Italiana della Cucina, chiedendoci la ricetta della famosa pànera, che gustava anni fa al bar Balilla di Genova. "Panna nera" ottocentesca, è un semifreddo deperibile, per favore non confondiamolo con prodotti commerciali. Ecco la ricetta (è molto semplice, già descritta dal Ratto e dal Rossi) insieme al nostro più cordiale arrivederci...



Ricetta (ingredienti e quantità)1 hg di caffè "arabica" macinato grossolanamente, 2 l di panna di latte fresca, 4 hg di zucchero

PreparazioneIn un comodo recipiente sciogliere il caffè nella panna, quindi mettere su fuoco tenue o ancor meglio cuocere a bagnomaria. Mentre s’avvicina al bollore aggiungere lo zucchero, girando con un mestolo o spatola di legno affinché si sciolga. Il composto, addensatosi, deve poi riposare fin quando il caffè non si sia posato sul fondo. Infine colarlo attraverso un panno filtrante fitto, “arrestando” il caffè. Si versa la pànera nella sorbettiera e il semifreddo è pronto (niente uova)… La preparazione senza sorbettiera finale la consiglio ad appassionati capaci e pazienti

Umberto CurtiLigucibario & Liguvinario
Storia e tradizione della pànera li trovi nell’Alfabeto del Gusto di Ligucibario, il sito dedicato al made in Liguria e all’etnogastronomia
Le più importanti parole relative a vino, formaggio, pasticceria, pasta, salumi, olio, birra e cucina (compreso un focus specifico sulla cucina araba) le trovi nel Lessico delle Arti Alimentari, sempre su http://www.ligucibario.com/

venerdì 11 novembre 2011

Nikka domanda: cosa significa finger food?



...significa cibi di strada, stuzzichini, cartocci golosi da spiluzzicare ungendosi le dita… L’Italia intera ne è costellata, la schiscetta (con la mortadella) trasversalmente alla pianura padana da Lombardia ad Emilia, le focacce i frisceu i cuculli e le farinate in Liguria, i pesciolini marinati in Veneto, il panino col lampredotto nelle “buche” fiorentine, il “cinque e cinque” a Livorno (pane e cecìna), sgabei in Lunigiana e via via piadine in Emilia Romagna, lo gnocco fritto a Modena, l’erbazzone a Reggio Emilia, il pinzone a Ferrara, le olive all’ascolana, il panino con le spuntature anconetano, il pane e porchetta e i supplì di riso nel Lazio, la pizza i calzoni e i bomboloni (fritti) in Campania, i panzerotti a Foggia, il morzeddu in Calabria, gli arancini la panella e gli sfincioni in Sicilia… Ti è venuto appetito? Stai cercando un "pizzicagnolo"?



Umberto Curti, Ligucibario & Liguvinario

giovedì 3 novembre 2011

CON GUALTIERO DA RONALD



Reputo deontologicamente doveroso, per chiunque si occupi d’enogastronomia, approcciare cibi e vini, interlocutori e contesti, senza farsi condizionare da alcun pregiudizio, con mente il più possibile libera, scevra da preconcetti. Così, anche a causa del battage pubblicitario (la notizia c’era ed era tosta), il 3 novembre a pranzo pure io ho varcato la soglia di un McDonald’s della mia città per assaggiare le due creazioni salate di Gualtiero Marchesi, ovvero i panini “Adagio” e “Vivace”. Sulla catena di fastfood più nota al mondo e sullo chef italiano forse più apprezzato a livello internazionale credo non vi sia alcunché da precisare. Così, dopo l’esperienza chiaroscurale di McItaly, la gamma di panini con prodotti italiani fra cui il formaggio Asiago, la bresaola valtellinese ecc., mi metto in coda davvero curioso di sperimentare questa nuova proposta “bifronte”, proveniente da una partnership del tutto inattesa. Il grande traghettatore della nouvelle cuisine, dell’”astrattismo” e della linearità nel piatto, il musicista prestato al risotto con la foglia d’oro e al raviolo aperto, stavolta alle prese con la ristorazione veloce di massa e con la voracità dei giovanissimi… Nel consueto trambusto, alle casse mi comunicano che purtroppo il “Vivace” è terminato, perciò mi dedico all’”Adagio”, un progetto che alla fine assembla pane cosparso di granella di mandorle, mousse di melanzana, pomodoro affettato, melanzana a cubetti in agrodolce, ricotta salata, hamburger 100% bovino. Prezzo euro 4,70, con tovaglietta omaggio, le calorie – confesso - non le ho controllate, ma presumo non siano uno tsunami. Vorrei abbinare un vino rosso fermo e garbato di quelli che aggradano a me, ma McDonald’s non contempla questa possibilità, dunque ripiego sull’acqua minerale naturale e, aprendo il suggestivo box cartonato, inizio il pasto. Odore fra il neutro e il piacevole, non resta ormai che addentare… Alla fine, l’impressione complessiva è abbastanza premiante, il panino – sebbene giuntomi tiepido più che caldo - è appetitoso, morbido, bilanciato e digeribile. Manca forse un tantino – pur conoscendo la filosofia della levità di Marchesi - d’identità, nel senso che né la ricotta salata né le melanzane riescono a conferire quel piglio che lo renderebbe più mediterraneo e sapido. Viene a mancare un intrigante gioco di contrasti (l’acido del pomodoro-il dolce della melanzana, la frutta secca-il formaggio “pungente”…) che gli ingredienti avrebbero forse maggiormente consentito, e alla fine sopra alle altre persiste in bocca la classica nota di carne, peraltro consueta di quasi tutto il menu McDonald’s. Questo, disinteressatamente, il mio punto di vista (in pagella, da 1 a 10, assegnerei un 6/7…). Questo il mio plauso ai protagonisti per aver tentato una "sfida" audace, che io valuterò nella sua pienezza assaggiando presto anche il "Vivace". Fatemi conoscere il vostro parere, cari lettori, e intanto buon test!



Umberto Curti, Ligucibario & Liguvinario